Annotazioni e ricordi di viaggi a New York, fondamentali per il Centro Danzaricerca.

agnese riccitelli riflessioni personaliCarissimi,

da più di 10 anni ho scelto di ampliare il mio aggiornamento nel campo tersicoreo andando più volte l’anno a New York per poter prendere “la classe” di maestri straordinari e per poter “portare a casa” le loro innovazioni sia nel campo della danza classica sia nel modern, oltre all’energia pura che si respira nell’ambiente della danza newyorkese.

A parte questo aspetto, del quale tornerò presto a parlare più nello specifico, volevo segnalarvi alcune belle idee che fanno degli show newyorkesi un esperienza unica per chi vi assiste (ed io me li sono visti oramai tutti!).

Trovo intelligente che tutti gli show a New York inizino alle 19,30-20,00, infatti questo permette a tutti di andare allo spettacolo dopo il lavoro (solo per le serate importanti di gala è necessario presentarsi eleganti, per tutti gli spettacoli sulla Broadway non è indispensabile andare a casa a cambiarsi). Inoltre, poiché gli spettacoli finiscono alle 22,00-22,30 circa, si può tranquillamente tornare a casa senza arrivare tardi e ritrovarsi l’indomani, al mattino, a dover fare la levataccia. Io stessa spesso rinuncio ad andare a vedere spettacoli a Milano perche “finisce troppo tardi,ed ora che arrivi a casa…”

A New York è uso comune cenare molto presto e molte persone, prima dello show, approfittano per una cena al volo. Di locali per uno spuntino c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’anno scorso, a fine novembre, mi è capitato di vedere al Joyce Theatre la Compagnia COMPLEXION: due fondatori sono Dwight Rhoden e Desmond Richardson. Lo spettacolo è stato straordinario. Nel corpo di ballo il vincitore dell’ultima edizione di Amici Stefano De Martino e un altra danzatrice italiana di bravura straordinaria Francesca Dario.

Desmond Richardson Dwight Rhoden

La cosa meravigliosa è stata il dopo spettacolo: ho preso i biglietti per la serata Show With Chat, ho chiesto cosa fosse e mi è stato risposto che dopo lo show danzatori e coreografi si sarebbero fermati in teatro, risalendo sul palcoscenico per rispondere alle domande del pubblico. L’ho trovata un’idea fantastica e mi sono chiesta “perchè in Italia non lo fanno?”.

Una moderatrice con microfono ha accolto le domande del pubblico e gli stessi coreografi e i danzatori della compagnia, molto generosamente, hanno risposto.

Sono state fatte domande molto pertinenti, ed ho capito che, fra chi si era fermato (e saremo stati una trentina), erano presenti amanti del balletto, addetti ai lavori e comunque persone già conoscitrici del genere; ma fra loro ho scoperto anche gente normalissima che, attraverso le domande che sottoponeva ai ballerini, voleva capire qualcosa di più su come nasce una coreografia.

Ho visto su internet che la stagione 2011-2012 del Joice Theatre è appena ricominciata, con un moltissime proposte interessanti, nuovi coreografi, compagnie già famose ma anche emergenti.

Un altro, grande, valore aggiunto di una città come New York è: se hai voglia di fare, se hai idee, se lavori sodo, se proponi qualcosa di culturalmente e artisticamente interessante… ebbene loro, i newyorkesi, ti danno ascolto, ti lasciano spazi e visibilità.

Logicamente sono consapevole che è difficile, se non impossibile, paragonare New York a Milano, ma credo valga la pena buttare l’occhio a certe loro idee che, con un briciolo di voglia e fatica, potrebbero essere attuate anche da noi.

Alla prossima.
Agnese

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