Chiacchierando con allievi e genitori mi è capitato spesso di affrontare il tema se la danza è uno sport, per difendere la vera identità della danza, che è una identità artistica.

Se avete voglia di approfondire, troverete nei vari siti dedicati alla storia della danza che (cito testualmente Wikipedia) “Tersicore  è una delle nove muse della mitologia greca. È la protettrice della danza. Madre delle sirene e del poeta Lino. Da Tersicore viene la parola “tersicoreo” che significa legato alla danza. È solitamente rappresentata seduta, mentre suona una lira, accompagnando con la sua musica le danzatrici.

Cancellato ogni dubbio su un errato accostamento danza = sport, mi piace sottolineare qui nel blog alcune mie considerazioni.

La danza, è un arte e per questo i coreografi la “utilizzano“ per esprimere emozioni, sentimenti, stati d’animo, per raccontare una storia o solo per mostrare (come fece Balanchineassolo agnese riccitelli 1904-1983, e su di lui ritornerò presto) la bellezza delle linee e dei corpi che, partendo dalla tecnica classica accademica, vanno a ricercare nuove figure e nuovi passi con una maggiore libertà di movimento.

Al contrario di un campione olimpionico, di un centometrista ad esempio, a cui è permesso di  mostrare sul proprio volto la fatica e lo sforzo, i danzatori sono abituati fin dall’inizio della loro carriera a non far trapelare la fatica. Per questo a volte la danza classica viene associata (da chi non la conosce) a qualcosa i poco faticoso e molto leggiadro. Leggiadria, certo, ma tanta tanta fatica. Così tanta che mi viene in mente una ricerca che fecero degli studiosi molti anni fa: la giornata di un danzatore è paragonabile alla giornata di uno scaricatore di porto! Tenersi in allenamento per un danzatore è come prepararsi ad una gara olimpica. Spesso le grandi etoilè hanno preparatori atletici, massaggiatori, medici che seguono la loro alimentazione.

Se il pubblico potesse vedere i danzatori dietro le quinte al termine di una performance, capirebbe quanto sforzo fisico viene richiesto loro!

Affrontare una disciplina artistica come la danza , per un bambino, significa porsi degli obiettivi, lavorare “sodo” sul proprio fisico, ma altresì sviluppare la propria creatività e “scavare” nel proprio animo lavorando sull’interpretazione e sull’emozionalità.

Ecco, la danza non è uno sport, ma ci si allena come se fosse uno sport. Il suo valore aggiunto resta per noi “tersicorei” la possibilità di vivere sul palcoscenico le emozioni più svariate, di superare certi propri limiti, lavorando in una dimensione che ci porta fuori dalla realtà di tutti i giorni.

La danza non è uno sport ma richiede un grande sforzo fisico. Così grande che poi, presto (non vorrei che qualcuno si spaventasse) si fa l’abitudine a tutta questa fatica e diventa più importante raggiungere quel momento in cui il corpo fa “CLICK”. E’ un momento magico, dove non pensiamo più all’esecuzione dei passi, ma il corpo si muove da solo senza pensare più all’esecuzione e  la musica, non sembra più uscire dall’impianto audio, ma dal nostro corpo.

Credetemi per questo momento, e per tante altre cose che vi racconterò, vale la pena… DANZARE.

Agnese

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